lunedì 4 febbraio 2008

Lavorare INsicurezza



1280 morti sul lavoro nel 2006, oltre 800 nel 2007.
Sono queste le statistiche delle cosiddette morti bianche, la realtà più tragica e visibile dell’infortunistica sul lavoro; quasi 4 morti al giorno e quasi 1 milione di infortunati dichiarati ogni anno all’Inail, senza considerare la realtà che non si vede, quella del sommerso.
Una problematica rilevante e, troppo spesso, ancora poco considerata dal mondo politico e dell’informazione.
Nel 2007 il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha più volte richiamato l’attenzione su questa realtà, ma i risultati sembrano lontani dall’essere “soddisfacenti”.
Per tale motivo anche quest’anno l’Anmil, Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro, ha organizzato la Giornata nazionale delle vittime di incidenti sul lavoro.
L’evento, istituzionalizzato con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è giunto alla sua 57esima edizione che si terrà al Lingotto di Torino e contemporaneamente in tutte le province italiane, domenica 14 ottobre.
All’evento interverranno: il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano; il Presidente del Cda Inail Vincenzo Mungari; il Presidente del Civ Inail, Giovanni Guerisoli; il Segretario confederale Cgil, Paola Agnello Modica; il Segretario confederale Uil, Paolo Carcassi ed il Segretario confederale Ugl, Marina Porro.
I dati parlano chiaro: nel 2006 vi sarebbero stati 1.115 morti nell'industria (280 nell'edilizia), 114 nell'agricoltura e 11 tra i dipendenti statali.
Il numero degli infortuni mortali è in aumento per le donne: 88 morti nel 2005 e 103 nel 2006 e da un confronto tra 2002 e 2006 emerge, poi, anche la crescita delle vittime tra gli extracomunitari.
La sicurezza sul lavoro continua, dunque, ad essere una tematica di profonda attualità: ogni anno il 6% dei lavoratori italiani subisce un incidente sul lavoro. Si tratta di quasi un milione di incidenti di diversa natura e gravità, di cui circa 600 mila con esiti di inabilità superiore a tre giorni, mentre 27 mila determinano una invalidità permanente.
Tra i fattori generativi di rischio: le inadempienze da parte delle aziende rispetto alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; la disattenzione dei lavoratori nel sottovalutare i rischi; la perdita di concentrazione e di attenzione alle circostanze e alle macchine pericolose da parte di quei lavoratori sottoposti ad elevati ritmi di lavoro e la tendenza ad evitare dispositivi di protezione.
La gravità di questa realtà sta imponendo la necessità di normative che diano risultati concreti ed immediati: fondamentale in tal senso è la legge 626, che ha introdotto innovazioni nel campo della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, ponendo l'attenzione sulle regole e gli strumenti operativi. Con questo decreto si è voluto passare da una normativa incentrata su un tipo di intervento "riparatorio" ad uno focalizzato sulla prevenzione e sull'informazione.
Con la 626 non si riserva più la gestione della sicurezza al datore di lavoro, ma si prevede un intervento organico, all'interno dell'azienda, che coinvolge tutti i soggetti del processo produttivo: dalle tecnologie (che devono essere in regola con i canoni di sicurezza) ai lavoratori (con i rappresentanti per la sicurezza), dalla struttura medica (che per le grandi aziende sarà obbligatorio prevedere al proprio interno) alle stesse attrezzature di sicurezza. La legge è incentrata sull'obbligo del datore di lavoro di portare a conoscenza dei propri dipendenti i rischi connessi alla prestazione lavorativa.
Dal 3 febbraio 2005 è inoltre in vigore l’obbligo del "Pronto soccorso aziendale", istituito dal Decreto Ministeriale n. 388/2003. Ogni azienda deve essere dotata di una cassetta o pacchetto di primo intervento, di personale specializzato per la gestione degli interventi di soccorso e di un collegamento con il servizio di emergenza sanitario. Il sistema si differenzia in base al tipo di azienda; tre diverse tipologie di imprese la cui classificazione viene autocertificata dal datore di lavoro, tenendo conto dell’attività svolta, del numero dei lavoratori e dei fattori di rischio.
Grandi attese sono rivolte ora al cosiddetto “Testo unico” in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro che genera disposizioni volte a potenziare e meglio coordinare l’attività di vigilanza e rafforzare le misure di prevenzione degli incidenti.
Diverse le novità: la certificazione di qualità per le imprese; nuove sanzioni, come l’arresto fino a 3 anni e l’ammenda fino a 100mila euro per chi viola le regole; il coordinamento nazionale di attività e politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Per gli appalti pubblici, si prevede di modificare il sistema di assegnazione al massimo ribasso, così da evitare la diminuzione delle spese per la sicurezza ed inoltre nei contratti di somministrazione, di appalto e di subappalto, devono essere specificatamente indicati i costi relativi alla sicurezza del lavoro.
Anche l’Inail si muove sul campo attraverso nuove normative e accordi, come quello stipulato con Asiep-Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil sulla prevenzione e diffusione della cultura della sicurezza.
Rimane ancora la problematica relativa al sommerso: un ridimensionamento del fenomeno consentirebbe di reinserire nell'economia formale le persone che svolgono forme di lavoro irregolari e di ridurre la concorrenza sleale.
La situazione sociale della persona che svolge un lavoro sommerso è anche più vulnerabile, in termini di copertura sociale ed economica, rispetto a quella del lavoratore dichiarato. Inoltre il lavoro sommerso si ripercuote negativamente sui consumatori, i quali non beneficiano delle stesse garanzie di tutela della qualità. Per risolvere questo problema il Ministero del Lavoro ha avviato molteplici attività ispettive: i dati così rilevati nel primo trimestre del 2007 ci dicono che sono stati emessi 469 provvedimenti di sospensione del lavoro di cui 169 revocati per regolarizzazione. Considerando invece quelli registrati nel periodo che va dal 12 agosto 2006 al 31 marzo 2007, i provvedimenti di sospensione crescono a 999, di cui 368 poi revocati.
Dall’1 gennaio al 31 marzo sono stati ispezionati 5.980 cantieri, riportando un saldo positivo di lavoratori occupati di +12.646 unità rispetto al 2006.
Dall’1 agosto 2006 al 31 marzo 2007 nell'edilizia ci sono state 94.054 assunzioni. Rispetto ai dati del Primo trimestre del 2006 si è avuto un incremento rilevante: le aziende ispezionate aumentano del 23,37%, quelle rilevate irregolari del 24,44%, mentre il numero dei lavoratori irregolari scoperti cresce del 69,12%, di cui quasi il 9% era totalmente in nero. Lo Stato così registra un incremento di 10 milioni 685 mila Euro in più di contributi riscossi rispetto al 2006. La Finanziaria 2007 tende a far emergere il lavoro nero attraverso una procedura che riguarda i lavoratori non risultanti dalle scritture contabili o da altra documentazione obbligatoria.
La condizione essenziale per accedere all'emersione è la stipula di un accordo di regolarizzazione aziendale o territoriale e, nei casi in cui nelle aziende non siano presenti le rappresentanze sindacali o unitarie, gli accordi stipulati con le organizzazioni sindacali aderenti. La strategia adottata è quella di premiare le imprese regolari, ossia valorizzare le imprese che applicano correttamente le norme in materia di lavoro, previdenza e sicurezza, attraverso incentivi e agevolazioni.
I risultati sono però lontani dal riuscire ad abbattere una realtà che nel centro-sud si aggirerebbe fra il 12,2% ed il 26% delle unità lavorative.


Pubblicato su La Provincia Cosentina del 12-10-07

Il Secolo