lunedì 4 febbraio 2008

Lavorare INsicurezza



1280 morti sul lavoro nel 2006, oltre 800 nel 2007.
Sono queste le statistiche delle cosiddette morti bianche, la realtà più tragica e visibile dell’infortunistica sul lavoro; quasi 4 morti al giorno e quasi 1 milione di infortunati dichiarati ogni anno all’Inail, senza considerare la realtà che non si vede, quella del sommerso.
Una problematica rilevante e, troppo spesso, ancora poco considerata dal mondo politico e dell’informazione.
Nel 2007 il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha più volte richiamato l’attenzione su questa realtà, ma i risultati sembrano lontani dall’essere “soddisfacenti”.
Per tale motivo anche quest’anno l’Anmil, Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro, ha organizzato la Giornata nazionale delle vittime di incidenti sul lavoro.
L’evento, istituzionalizzato con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è giunto alla sua 57esima edizione che si terrà al Lingotto di Torino e contemporaneamente in tutte le province italiane, domenica 14 ottobre.
All’evento interverranno: il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano; il Presidente del Cda Inail Vincenzo Mungari; il Presidente del Civ Inail, Giovanni Guerisoli; il Segretario confederale Cgil, Paola Agnello Modica; il Segretario confederale Uil, Paolo Carcassi ed il Segretario confederale Ugl, Marina Porro.
I dati parlano chiaro: nel 2006 vi sarebbero stati 1.115 morti nell'industria (280 nell'edilizia), 114 nell'agricoltura e 11 tra i dipendenti statali.
Il numero degli infortuni mortali è in aumento per le donne: 88 morti nel 2005 e 103 nel 2006 e da un confronto tra 2002 e 2006 emerge, poi, anche la crescita delle vittime tra gli extracomunitari.
La sicurezza sul lavoro continua, dunque, ad essere una tematica di profonda attualità: ogni anno il 6% dei lavoratori italiani subisce un incidente sul lavoro. Si tratta di quasi un milione di incidenti di diversa natura e gravità, di cui circa 600 mila con esiti di inabilità superiore a tre giorni, mentre 27 mila determinano una invalidità permanente.
Tra i fattori generativi di rischio: le inadempienze da parte delle aziende rispetto alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; la disattenzione dei lavoratori nel sottovalutare i rischi; la perdita di concentrazione e di attenzione alle circostanze e alle macchine pericolose da parte di quei lavoratori sottoposti ad elevati ritmi di lavoro e la tendenza ad evitare dispositivi di protezione.
La gravità di questa realtà sta imponendo la necessità di normative che diano risultati concreti ed immediati: fondamentale in tal senso è la legge 626, che ha introdotto innovazioni nel campo della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, ponendo l'attenzione sulle regole e gli strumenti operativi. Con questo decreto si è voluto passare da una normativa incentrata su un tipo di intervento "riparatorio" ad uno focalizzato sulla prevenzione e sull'informazione.
Con la 626 non si riserva più la gestione della sicurezza al datore di lavoro, ma si prevede un intervento organico, all'interno dell'azienda, che coinvolge tutti i soggetti del processo produttivo: dalle tecnologie (che devono essere in regola con i canoni di sicurezza) ai lavoratori (con i rappresentanti per la sicurezza), dalla struttura medica (che per le grandi aziende sarà obbligatorio prevedere al proprio interno) alle stesse attrezzature di sicurezza. La legge è incentrata sull'obbligo del datore di lavoro di portare a conoscenza dei propri dipendenti i rischi connessi alla prestazione lavorativa.
Dal 3 febbraio 2005 è inoltre in vigore l’obbligo del "Pronto soccorso aziendale", istituito dal Decreto Ministeriale n. 388/2003. Ogni azienda deve essere dotata di una cassetta o pacchetto di primo intervento, di personale specializzato per la gestione degli interventi di soccorso e di un collegamento con il servizio di emergenza sanitario. Il sistema si differenzia in base al tipo di azienda; tre diverse tipologie di imprese la cui classificazione viene autocertificata dal datore di lavoro, tenendo conto dell’attività svolta, del numero dei lavoratori e dei fattori di rischio.
Grandi attese sono rivolte ora al cosiddetto “Testo unico” in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro che genera disposizioni volte a potenziare e meglio coordinare l’attività di vigilanza e rafforzare le misure di prevenzione degli incidenti.
Diverse le novità: la certificazione di qualità per le imprese; nuove sanzioni, come l’arresto fino a 3 anni e l’ammenda fino a 100mila euro per chi viola le regole; il coordinamento nazionale di attività e politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Per gli appalti pubblici, si prevede di modificare il sistema di assegnazione al massimo ribasso, così da evitare la diminuzione delle spese per la sicurezza ed inoltre nei contratti di somministrazione, di appalto e di subappalto, devono essere specificatamente indicati i costi relativi alla sicurezza del lavoro.
Anche l’Inail si muove sul campo attraverso nuove normative e accordi, come quello stipulato con Asiep-Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil sulla prevenzione e diffusione della cultura della sicurezza.
Rimane ancora la problematica relativa al sommerso: un ridimensionamento del fenomeno consentirebbe di reinserire nell'economia formale le persone che svolgono forme di lavoro irregolari e di ridurre la concorrenza sleale.
La situazione sociale della persona che svolge un lavoro sommerso è anche più vulnerabile, in termini di copertura sociale ed economica, rispetto a quella del lavoratore dichiarato. Inoltre il lavoro sommerso si ripercuote negativamente sui consumatori, i quali non beneficiano delle stesse garanzie di tutela della qualità. Per risolvere questo problema il Ministero del Lavoro ha avviato molteplici attività ispettive: i dati così rilevati nel primo trimestre del 2007 ci dicono che sono stati emessi 469 provvedimenti di sospensione del lavoro di cui 169 revocati per regolarizzazione. Considerando invece quelli registrati nel periodo che va dal 12 agosto 2006 al 31 marzo 2007, i provvedimenti di sospensione crescono a 999, di cui 368 poi revocati.
Dall’1 gennaio al 31 marzo sono stati ispezionati 5.980 cantieri, riportando un saldo positivo di lavoratori occupati di +12.646 unità rispetto al 2006.
Dall’1 agosto 2006 al 31 marzo 2007 nell'edilizia ci sono state 94.054 assunzioni. Rispetto ai dati del Primo trimestre del 2006 si è avuto un incremento rilevante: le aziende ispezionate aumentano del 23,37%, quelle rilevate irregolari del 24,44%, mentre il numero dei lavoratori irregolari scoperti cresce del 69,12%, di cui quasi il 9% era totalmente in nero. Lo Stato così registra un incremento di 10 milioni 685 mila Euro in più di contributi riscossi rispetto al 2006. La Finanziaria 2007 tende a far emergere il lavoro nero attraverso una procedura che riguarda i lavoratori non risultanti dalle scritture contabili o da altra documentazione obbligatoria.
La condizione essenziale per accedere all'emersione è la stipula di un accordo di regolarizzazione aziendale o territoriale e, nei casi in cui nelle aziende non siano presenti le rappresentanze sindacali o unitarie, gli accordi stipulati con le organizzazioni sindacali aderenti. La strategia adottata è quella di premiare le imprese regolari, ossia valorizzare le imprese che applicano correttamente le norme in materia di lavoro, previdenza e sicurezza, attraverso incentivi e agevolazioni.
I risultati sono però lontani dal riuscire ad abbattere una realtà che nel centro-sud si aggirerebbe fra il 12,2% ed il 26% delle unità lavorative.


Pubblicato su La Provincia Cosentina del 12-10-07

Il Secolo

sabato 2 febbraio 2008

Lo sviluppo in Calabria nell'anno 2006/07.

Molti provvedimenti e pochi risultati.
Nella Calabria delle lacerazioni sociali e dei “poteri nascosti” il nodo occupazionale continua ad essere il punto fondamentale dell’agenda politica regionale, ma i risultati sino ad ora ottenuti non sono stati incoraggianti.
Dal 2000 in poi, mentre la crisi post 11 settembre colpiva l’Italia lasciandola con un tasso di crescita dello 0 %, la Calabria “cresceva” al –0,3%.
Il 2006 ha segnato un leggero cambiamento del trend negativo: 16 mila lavoratori in più, 400 mila occupati su 2 milioni di abitanti, ma ancora 100 mila disoccupati ed un tasso di lavoro nero che vede, secondo dati Censis, 4 delle 5 province calabresi nella top ten della lista nera.
Un mondo del lavoro instabile che si inserisce in un processo di precarizzazione dell’intero piano di sviluppo per la Calabria, con enormi difficoltà per l’intero sistema economico e con la presenza di intrecci e retroscena del potere, segni di un “dietro le quinte” fuori dallo stato di diritto ma capace di influire fortemente sul sistema regione.


Sistema economico regionale
La Calabria ha poi salutato il 2006 con una “crisi continua” nella giunta Loiero a seguito dei contrasti tra il Pdm del Governatore e l’asse Ds-Dl che ha causato uno stallo di alcuni mesi dei processi governativi proprio al concludersi della fase Por 2000-2006 e all’inizio della fase di programmazione 2007-13.
La crisi ora sembrerebbe superata e la Giunta Loiero, con l’Assessore alla Programmazione Mario Maiolo prevede, attraverso i 13 mila miliardi di fondi strutturali provenienti dall’Ue, diversi intenti:
1) misure di stabilizzazione dei rapporti di lavoro che favoriscano le trasformazioni di co.co.co e co.co.pro in lavori subordinati (art. 178).
2) misure per favorire l’emersione del lavoro irregolare e per contrastare il lavoro nero, in linea di continuità con l’articolo 36-bis del DDl 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modifica della legge 4 agosto 2006 n. 248 Bersani-Visco.
Inoltre, nella stesura del DPEFER 2007-09 la giunta Loiero ha segnalato diverse scadenze:
1) Entro l’anno 2010 di poter competere sul piano del libero scambio nel mediterraneo
2) Prima del 2012 l’allineamento tendenziale del tasso di occupazione calabrese ai tassi imposti dai vertici di Lisbona.
3) Il 2013 per la fuoriuscita della Calabria dalla zona dell’Obiettivo 1. Punto in cui grande importanza ricopre la Fondazione Per il Sud presieduta dall’ex Segretario Cisl, Savino Pezzotta.



“Poteri nascosti”
Legami occulti, intrecci di potere radicati nei palazzi che contano e capaci di decidere delle sorti dei grandi temi dello sviluppo regionale.
Ai sensi della legge Anselmi n. 17 del 25 gennaio 1982 sono illegali tutte quelle organizzazioni con finalità simili alla Loggia Massonica P2 di Licio Gelli. In Calabria sono 3 le Loggie massoniche che, regolarmente iscritte nei registri della questura, hanno avuto riconosciuto il diritto di associazione ma, come dimostra la recente inchiesta della Magistratura di Catanzaro, vi sono altre sette non visibili,che non vivono nello stato di legalità.
Sul finire del 2006 la magistratura di Catanzaro ha di fatto portato alla luce, attraverso l’analisi di numerose intercettazioni telefoniche risalenti al 2005, gli intrecci ed i legami di potere della setta occulta“Francesco de Luca”.
Fra gli imputati i nomi di personalità che hanno ricoperto o ricoprono incarichi politici o nella P.A..
Spiccano così i nomi del Gran Maestro Rocco Mercurio, ex sindaco di Vallefiorita e, attualmente, dirigente regionale, ed il nome di Vincenzo Cassadente, capo della Gran Loggia del Rito Scozzese
( regolarmente iscritta nei registri della questura ), ex assessore provinciale e dirigente del Psdi di Saragat.
In una intercettazione del 18 marzo 2005, a 15 giorni dalle regionali che hanno portato Agazio Loiero alla presidenza della Regione, Nicola Carelli e Massimo Mastrangelo, indagati nell’inchiesta si scambiavano i seguenti pareri :
<< Mo che si va a raffigurare il nuovo organigramma, vuoi sia di destra o di sinistra, noi ci posizioniamo comunque in una delle due parti. Chiunque va io ho una geografia ben precisa nella testa, so come si muoveranno le varie pedine e come si muoverà e cambierà la geografia, sia che vinca la destra sia che vinca la sinistra.Allora a quel punto io da giorno 4 posso fare subito una mia analisi su come bisogna intervenire, se e con chi bisogna andare a interloquire>>.
Di contro Mastrangelo :<< L’interessante è appunto che questo momento sia arrivato, perché la mia villa sul golfo di Squillace sta aspettando da troppo tempo>>.
E Carelli :<< Sul centrodestra ho coinvolto già da subito Rocco Mercurio, sul centrosinistra avremo altri pilastri dove appoggiare tutto il discorso Telema(il progetto della banda larga)>>.
Un affare, quello Telema, andato a buon fine, come il 27 aprile Carelli dice a Mastrangelo:
<< Il progetto da giorno 5 ha preso corpo, è come se l’avessimo già varato. Si stà formando la squadra, la giunta e, dopo la giunta, ci sono i capi dipartimento, dopo di che, in circa 20 giorni saremo operativi per presentare il progetto, perché quelli di prima si erano adagiati, si erano un po’ blindati, ma ora di quelli non è rimasto quasi nessuno>>.
E’ difficile capire con certezza la reale capacità di questi uomini di esercitare una effettiva influenza su processi tanto importanti, ma ciò che è certo è la loro precisa conoscenza delle dinamiche e dei flussi di potere e di soldi.



Patti Territoriali
424 milioni di Euro già impegnati su 594 previsti complessivamente. 723 progetti imprenditoriali e 40 progetti infrastrutturali.
5400 nuove unità lavorative nella cosiddetta fase a regime e 608 programmi di investimento tra le varie iniziative.
Sono i numeri dei patti territoriali calabresi. Numeri importanti, un buon cammino da seguire per l’utilizzo dei fondi comunitari 2007-13, 13 mila miliardi provenienti dall’Ue che dovrebbero avviare il processo di sviluppo della regione.
Cos’è un Patto Territoriale: Il patto territoriale viene realizzato attraverso la definizione di un piano finanziario contenente gli impegni di spesa relativi a ciascun intervento da realizzare, con l’indicazione della tempistica nelle definizioni dei contributi e dei finanziamenti pubblici richiesti, a partire da risorse specifiche destinate dal Cipe ai Patti territoriali.Il Patto deve, inoltre, contenere un accordo tra i soggetti pubblici coinvolti.
Infine, per conseguire il rafforzamento delle condizioni di sicurezza, i Patti potranno essere accompagnati da specifici protocolli di intesa con gli organi preposti alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica senza alcun onere finanziario a carico del Patto.

Obiettivi e soggetti responsabili:
Un duplice obiettivo si propone il patto :
A) promuovere la cooperazione fra soggetti pubblici e privati di un territorio.
B) favorire la realizzazione di investimenti pubblici e privati.
In totale sono 11 i soggetti responsabili locali: La Provincia di Catanzaro, il comune di Serra San Bruno, Alto tirreno Scpa, Consorzio Catanzaro 2000, Lamezia Europa Spa, Locride sviluppo Scpa, Patto territoriale dello stretto Spa, Promotir SCL, Protekos Spa, Vibo sviluppo Spa, Sviluppo Sila Scrl.
Fra gli altri soci poi, figurano alcuni soggetti responsabili locali : Camera di commercio, Regione, Provincie, Comuni, Comunità Montane, Associazioni di categorie, Sviluppo Italia, Fincalabria Spa, Sacal e alcune imprese del territorio.
I 15 Patti territoriali sono i seguenti:
1) Patto agrolametino:: è stato approvato del Ministero del Tesoro, Dal Bilancio e dalla Programmazione Economica con Decreto n. 2544 del 25 maggio 2001 e prevede Iniziative produttive, Interventi Infratrutturali e Investimenti complessivi.
2) Patto lamentino: approvato dal Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica e prevede un impegno finanziario complessivo di 48 milioni di euro.
3) Alto tirreno cosentino: è stato approvato con decreto del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, con un importo di 45 milioni di euro.
4) Area boschiva delle Serre calabre: Il Patto territoriale è stato promosso, ai sensi della delibera Cipe 21 marzo 1997, art. 2 comma 2, dai seguenti Enti Locali della provincia di Vibo: Comune di Serra S.Bruno, comune di Fabbrizia, comune di Mongiana, Comune di Soriano Calabro, comune di Spadola. Al comune di Serra San Bruno, in qualità di comune capofila, sono state attribuite le funzioni di Soggetto Responsabile.
5) Patto dello Stretto: nasce in data 03.03.2000 ed annovera 45 soci fondatori ed un capitale sociale di 108 milioni di Euro.
6) Patto territoriale di Catanzaro: è stato approvato dal Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica con decreto n. 1059 del 31.5.1999. Prevede un impegno finanziario di 47 milioni di Euro.
7) Patto Cosentino: è stato approvato con decreto ministeriale n. 986 del 29 gennaio 1999. Sono state ammesse a godere dei benefici del Patto 86 iniziative, per un totale di 70 milioni circa di investimenti. Lo scopo è quello di promuovere lo sviluppo del settore agro-alimentare.
8) Patto cosentino agricolo: comprende 59 comuni della provinca di Cosenza, con un totale di 59 milioni di euro di investimenti.
9) Patto della Locride: promotori del Patto sono stati le tre maggiori associazioni sindacali:CIGL-CISL-UIL.
10) Patto Silano: gli enti locali di Sila e Presila, congiuntamente alle comunità montane Silana e Sila Greca hanno istituio nel 1997 la conferenza permanente dei servizi per lo sviluppo locale del territorio.
11) Patto territoriale sud Tirreno Cosentino e Valle dell’Esaro: nasce con decreto n. 2392 del 27 nivembre 2000. A seguito dell’approvazione del patto è stata costituita la Promotil SRL, indicata dal Ministero come soggetto responsabile.
12) Patto territoriale del versante jonico delle serre e del soveratese: è stato approvato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con D.M. n. 2379 del 27 novembre 2000. Prevede un investimento complessivo di circa 56 milioni di Euro per interventi infrastrutturali.
13) Patto di Vibo Valentia generalista: Nasce nel 1994 per iniziativa degli imprenditori, dei sindacati e della camera di Commercio.Il Patto si propone: A) di sviluppare la struttura produttiva locale mediante il rilancio dei settori che rappresentano le maggiori potenzialità di crescita. B) di ripristinare i livelli produttivi ed occupazionali del cessato sito produttivo dell’azienda Nostromo di Porto Salvo.
14) Patto di Vibo Valentia nel settore turistico:
15) Patto di Vibo Valentia per agricolture e pesca


Intervista

Fra le principali falle del sistema occupazionale calabrese, quella del lavoro nero ed irregolare rimane indubbiamente la più preoccupante e complessa da analizzare.
Capire le dimensioni del sommerso significa analizzare una realtà indefinita, senza l’ausilio di dati e statistiche che potrebbero portare pienamente alla luce un fenomeno tanto complesso.

Dott. Alberto De Maio, lei è il presidente della commissione regionale per l’emersione del lavoro nero ed irregolare. Quali sono le finalità che questo osservatorio si prefigge?
<< Vede…il lavoro nero in Calabria è una realtà fortissima e radicata. I contorni di questo fenomeno sono, però, ancora non del tutto definiti, anche perché mutano ad ogni trasformazione del processo di sviluppo regionale o del mondo del lavoro. L’osservatorio si propone di capire le dinamiche del fenomeno del sommerso, così da poterlo combattere nel modo giusto e ridare dignità al lavoro ed al lavoratore calabrese>>.

Quali sono le dinamiche del sommerso nel mercato del lavoro regionale?
<< La disoccupazione è indubbiamente il dato che a primo impatto dà l’idea delle difficoltà presenti nel sistema occupazionale calabrese… il tasso di disoccupazione è un indicatore del potenziale umano inutilizzato e del livello di disagio economico e sociale, ma in queste dinamiche, ai vecchi problemi, se ne sono aggiunti degli altri: in positivo alcuni dati confermano un processo di emersione spontaneo e progressivo di tutta l’economia, stimolato anche dall’attenzione manifestata in questi anni dalla cittadinanza. In negativo è possibile sostenere, però, anche che la diminuzione della disoccupazione nel mercato del lavoro sia dovuta ad andamenti demografici crescenti: una popolazione che cresce a tassi più bassi immette nel mercato del lavoro meno individui giovani in cerca di occupazione>>.

Dove sta la differenza fra economia criminale ed economia sommersa?
<< In primo luogo va sicuramente analizzato il rapporto fra sommerso/informale ed economia criminale. Queste forti relazioni si mostrano in una zona, del mondo del lavoro, che si puo’ definire grigia: profitti realizzati dall’economia criminale in modo illegale, per mantenere attività economiche di carattere legale. Qui si trova il sommerso…in sintesi, le imprese fanno ricorso a manodopera in nero per abbattere i costi così da essere ancor più competitivi. In tal senso bene si è mosso il Governo Prodi con i provvidimenti sul cuneo fiscale >>.

Il caso Sensitec e Printec, con la “truffa” alla 488, può significare che una maggiore attenzione degli organi appositi può favorire la lotta all’economia criminale?
<< La legge De Vito sull’imprenditoria giovanile e la 488 sono, indiscutibilmente, il mezzo con cui avviare, partendo dal privato, un concreto piano di sviluppo. Essendo però pubblici i soldi dei finanziamenti, si sarebbe dovuto prestare maggiore attenzione >>.

Per concludere, quali possono essere le politiche per favorire l’emersione del lavoro nero?
<< Si deve agire su tre punti: per quanto riguarda l’occupabilità i principali strumenti sono gli interventi formativi a partire dai centri di impiego.
Occorre cambiare il mondo del lavoro…la flessibilità e non la precarietà è una via da seguire. Il solo intervento che può portare ad una soluzione radicale del problema è, pero, lo sviluppo.
Occorre progettare lo sviluppo, pianificare la crescita e rispettare le scadenze, senza partiti presi ma attraverso il dialogo costruttivo anche con le parti sociali >>.



Il Secolo

giovedì 24 gennaio 2008

La politica da sfiduciare

La caduta del Governo Prodi con i comportamenti poco onorevole dei nostri parlamentari...la condanna di Cuffaro... la decisione del Csm su De Magistris...
L'attuale sistema politico italiano, dalla caduta della prima repubblica, ha costantemente sgretolato quei valori che avrebbero dovuto differenziarla dalla precedente fase politica, divenendo, anno dopo anno, un ossimoro concreto rispetto alla reale azione politica.
Da quasi 15 anni il dibattito è incentrato sullo scontro bipolare, sul berlusconismo, sui comunisti, sulla legge elettorale...mai sui concreti problemi del paese.
Solo verso dicembre, con il periodo della legge finanziaria, si discute di politiche sociali, di politiche del lavoro, politiche economiche, ma il dibattito finisce sempre sullo scontro fra parti fino a dimenticare che è sulla società che si riversano le difficoltà di un sistema che non funziona...
Negli anni la gente ha così imparato a non fidarsi della politica, e la politica come risposta ha deciso di auto-nominarsi e di auto-assolvere se stessa.
Ormai i politici non si dimettono anche se condannati (mentre prima bastava un avviso di garanzia), non si dimettono anche se viene dimostrata la loro totale incapacità (il caso di Bassolino a Napoli), vengono applauditi se ricevono un avviso di garanzia...una legge elettorale che non permette di scegliere i propri candidati... e nel frattempo la gente comune non arriva neanche alla quarta settimana del mese...
Vi è la necessità di una concreta riforma strutturale della politica...di riscoprire il valore e l'etica del fare buona politica...e questo cambiamento può avvenire solo attraverso la gente ed il voto, sembra che venga restituita la scelta delle preferenze.





Il Secolo

sabato 19 gennaio 2008

why...not?

La sezione disciplinare del Csm ha
disposto il trasferimento del pm Luigi De Magistris da Catanzaro e dalla funzioni di pm...ancora un duro colpo inferto alla nostra regione...non giustizia etica ma etica giustiziata....


Il Secolo

martedì 15 gennaio 2008

Legge elettorale

Una breve riflessione...
l'attuale governo ha il mandato da quasi 2 anni, e si continua a discutere di riforme elettorali...ma è possibile che in due anni non si sia stati in grado di aggiungere un articolo all'attuale legge elettorale, in cui si ripristina il voto di preferenza ridando in mano alla gente la scelta di chi li rappresenterà...?
Forse è troppo difficile...o forse la politica preferisce scegliere se stessa....
Ecco la democrazia in Italia





Il Secolo

lunedì 14 gennaio 2008

Fondamentalismo religioso e Fondamentalismo anti -religioso

Fino a qualche decennio fa, l'analisi delle relazioni fra stati, anche sotto l'aspetto delle relazioni internazionali, era fondamentalmente un'analisi fra autorità statali e nazionali.
Oggi il contesto globale è radicalmente mutato e si va incontro ad una responsabilità sovrastrutturale e transnazionale: Unione europea, Nato, Nazioni Unite...
Sotto l'aspetto culturale il vero punto di discussione odierno rimane, però, quello della interrelazioni fra differenti società culturali.
Spesso l'analisi e solo fra paesi definiti occidentalizzati e paesi definiti non occidentalizzati, ma questa definizione non consente un'analisi più dettagliata e particolare del contesto.
Habermas affermava che ogni società deve avere delle caratteristiche precise: norme morali, condotta comportamentale comune e religione.
Proprio quest'ultima è divenuta (paradossalmente) il vero punto di scontro fra culture: l'integralismo culturale contro quello cattolico.
Questo scontro è logicamente fittizio e fatto dagli uomini per motivazioni tutt'altro che religiose, ma in realtà vi è un punto su cui è necessario riflettere...
L'incontro e non lo scontro fra civiltà vi può essere solo nel momento in cui si è consci della propria identità e tradizione...
Come è possibile discutere sulle differenza per trovare un punto di incontro se non si conosco i propri caratteri peculiari che definiscono le differenza?
Papa Benedetto lo disse anni or sono, da cardinale, con l'analisi sul relativismo, ed oggi si trova a dover affrontare proprio questo aspetto in "prima persona".
I fatti della sapienza denotano due aspetti: primo che le minoranza, in questo caso solo 69 professori, sono in grado di prevalere sulla maggioranza spesso troppo silenziosa, secondo non solo la perdita ma il rifiuto concreto della propria identità da parte di molti.
La nostra tradizione è legata indissolubilmente con il cattolicesimo, questo non significa un obbligo alla fede, quanto piuttosto un riconoscere la propria identità e rispettare le convinzione altrui, perché ormai accade che il Papa ed il cattolicesimo sono diventati il vero nemico da combattere mentre i veri integralismi religiosi sono un aspetto su cui riflettere...
E se fosse dovuto intervenire alla sapienza il Rabbino di Roma vi sarebbe stato la stessa contrarietà da parte di alcuni professori e studenti?
L'integralismo religioso è un profondo male della società, ma la nostra società deve prestare attenzione a quell'integralismo anti-religioso che combatte le convinzioni altrui e disperde i valori alla base della nostra tradizione.




Il Secolo

giovedì 3 gennaio 2008

Semplici comunicazioni di servizio

Nel 2007 ho tentato, scrivendo ciò che pensavo, di essere il più serioso possibile, ed anche per quest'anno mantengo tale proposito... ma per voi...per gli innumerevoli visitatori del mio blog, ho deciso che data la pesantezza dei miei pensieri, un po di musica per rilassarti potrebbe essere utile.
Di conseguenza dopo i miei post, nella maggior parte dei casi, troverete qualche bella canzone...




Il Secolo

martedì 1 gennaio 2008

New years day

Inizia un nuovo anno...
è strano pensare a ciò che esattamente 365 giorni speravo mi sarebbe accaduto...perchè mi è accaduto...
Allora vi dico di chiedere all'anno nuovo qualcosa (Un sogno o un desiderio), si potrebbe realizzare, nel frattempo

AUGURI




Il Secolo