lunedì 10 dicembre 2007

Partito delle libertà

<>. Gianfranco Fini, leader di An, è stato chiaro: Alleanza Nazionale non entra nel Partito del Popolo delle Libertà, definito dall’ex Vice Premier <>, specialmente nei modo in cui é stata presentata la proposta.
<> per entrarvi, ha aggiunto.
Gli effetti della nuova creazione di Berlusconi sono stati immediati e rischiano di provocare, in poche ore, la fine non solo della Cdl, ma anche del sistema bipolare e della “seconda Repubblica”.
Tutti i Leader di partito, da Fini a Casini sino a Bossi, non sembrano prestare molta attenzione al nuovo soggetto politico, che, però, potrebbe anche non essere, come sperano gli alleati, un Forza Italia con altro nome.
Il Partito del Popolo delle libertà, difatti, apre scenari nuovi sia sul piano delle coalizioni che su quello delle riforme, fra cui la legge elettorale.
In primo luogo il Pdl chiude, almeno per il momento, la possibilità di un partito unico con Fini ed An, nonostante fino all’assemblea costituente de La Destra di Storace, l’idea era ancora perseguibile.
Questo potrebbe significare una rottura netta nella Cdl e l’apertura di nuovi scenari con il Pd di Veltroni.
Intanto Berlusconi ha annunciato la Costituente del nuovo soggetto: << c'é un nuovo partito. Faremo l'assemblea Costituente il 2 dicembre, nell'anniversario della grande manifestazione dell'anno scorso. E in questo partito possono venire tutti quelli che ci vogliono stare. E' chiaro che questo cambia tutto sulla legge elettorale>>, ha detto il Cavaliere in una intervista a La Stampa.
Il richiamo al sistema elettorale ed a giochi di forza basati sui voti è chiaro.
La “Nuova FI” è pronta ad accogliere Lega, Udc e An, per creare un grande soggetto dei centro-destra, ma Casini, Fini e Bossi hanno già detto di no.
Nonostante questo il nuovo partito potrebbe comunque accrescere la propria forza elettorale raccogliendo i “partitini” del centro-destra ed alcuni parlamentari di Udc e An.
Sicuramente il Pdl sarà un approdo sicuro per: Alternativa Sociale, Dc per le Autonomie, Riformatori Liberali, Nuovo Psi, Pri, Italiani nel Mondo e Giovine Italia.
Inoltre il partito potrebbe accogliere i cosiddetti “Berluscones”: il gruppo di Giovanardi dell’Udc e la corrente di Gasparri in An.
Un numero di grandi elettori cospicuo, che potrebbero far passare il consenso dal 24% di Fi, sino al 27%.
Anche sul piano delle riforme il Ppl porta scenari nuovi.
Berlusconi, sino a qualche giorno fa contrario al dialogo, l’altro ieri ha aperto a Veltroni per quanto riguarda la riforma del titolo 5 della costituzione e soprattutto il sistema elettorale.
Quest’ultimo è il vero spartiacque del futuro assetto politico del paese.
Le coalizioni dipenderanno dal sistema di voto, e non è detto che l’Unione e la Cdl saranno ancora presenti.
Al nuovo soggetto politico andrebbe bene qualsiasi tipo di riforma: se dovesse essere in senso proporzionale puro o alla tedesca, il Pdl con oltre il 25% dei consensi potrebbe contendersi il ruolo di primo partito con il Pd, decidendo se aprire ad una coalizione proprio con Veltroni o mantenere la guida del centro-destra, continuando con il bipolarismo.
Anche se il nuovo assetto dovesse essere sul modello francese modificato, il partito di Berlusconi sarebbe protagonista, dato che il sistema a doppio turno prevede che al ballottaggio vadano i partiti con più del 12,5% dei voti.
Proprio An, che da tempo chiede una riforma in senso presidenziale e che si è sempre schierata a favore del sistema alla francese, se la riforma dovesse essere in questo verso, sarebbe fra i primi partiti a cadere, dato che il suo consenso, dopo la nascita di La Destra, non dovrebbe superare 12,5% dei voti.