mercoledì 12 dicembre 2007

Un mondo del lavoro "senza Benzina"

Mezzo miliardo di Euro di perdite per l' economia del paese...
Questo è il dato dello sciopero degli auto-trasporti di questi giorni, una vera e propria crisi per il sistema produttivo, ma la riflessione deve essere più ampia...
Due sono gli aspetti fondamentali su cui si deve discutere: il malessere diffuso fra i lavoratori e le modalità di protesta.
Il mondo del lavoro, soprattutto in quelle categorie definite come usuranti, da anni ormai sente il "peso" costante della totale mancanza di riforme, nel mondo del lavoro, che non si solo occupino solo di "flessibilità" ma anche, e soprattutto, di sicurezza, stabilità e processi redistributivi.
Tutte le categorie produttive, dai dipendenti statali, ai metalmeccanici, passando per i lavoratori agricoli e del trasporto... tutto lo stato sociale attivo nel processo di crescita economica del paese, sente un malessere profondo che nasce da una distanza crescente tra contributo produttivo, remunerazione e costo della vita.
Marx ne Il Capitale e ne IL Manifesto analizzava le logiche di plusvalore... strano a dirsi, ma a distanza di oltre un secolo si sta riproponendo questa problematica.
Non si può avere un costo della vita che chiede 100 con un lavoratore retribuito a 50, e non si può pretendere che il lavoratore venga remunerato con 10 a fronte di un contributo produttivo e conseguentemente economico di 100... vi è una disparità troppo profonda che ormai, a causa di vari fattori, è diventata insostenibile.
Una realtà in crisi con un mercato del lavoro che crea precarietà non solo sotto l'aspetto contrattuale, ma anche sotto quello economico.
Ciò nonostante vi sono modalità di espressione del proprio dissenso che non possono essere adoperate...
IL diritto di sciopero, il picchettamento ed in alcuni casi anche la serrate, sono e devono essere entro limiti di condotta lecita: non si possono bloccare le autostrade; il trasporto pubblico; non si può mandare in crisi il sistema industriale; non si possono far rimanere le volanti della polizia e le ambulanze senza benzina... questo non è manifestare legalmente, è utilizzare tecniche che nulla hanno a che fare con lo stato di diritto.
Uno Stato che può essere vittima di minacce e comportamenti del genere non è ancora, a pieno, un Paese civile e Democratico .


Il Secolo


lunedì 10 dicembre 2007

Partito delle libertà

<>. Gianfranco Fini, leader di An, è stato chiaro: Alleanza Nazionale non entra nel Partito del Popolo delle Libertà, definito dall’ex Vice Premier <>, specialmente nei modo in cui é stata presentata la proposta.
<> per entrarvi, ha aggiunto.
Gli effetti della nuova creazione di Berlusconi sono stati immediati e rischiano di provocare, in poche ore, la fine non solo della Cdl, ma anche del sistema bipolare e della “seconda Repubblica”.
Tutti i Leader di partito, da Fini a Casini sino a Bossi, non sembrano prestare molta attenzione al nuovo soggetto politico, che, però, potrebbe anche non essere, come sperano gli alleati, un Forza Italia con altro nome.
Il Partito del Popolo delle libertà, difatti, apre scenari nuovi sia sul piano delle coalizioni che su quello delle riforme, fra cui la legge elettorale.
In primo luogo il Pdl chiude, almeno per il momento, la possibilità di un partito unico con Fini ed An, nonostante fino all’assemblea costituente de La Destra di Storace, l’idea era ancora perseguibile.
Questo potrebbe significare una rottura netta nella Cdl e l’apertura di nuovi scenari con il Pd di Veltroni.
Intanto Berlusconi ha annunciato la Costituente del nuovo soggetto: << c'é un nuovo partito. Faremo l'assemblea Costituente il 2 dicembre, nell'anniversario della grande manifestazione dell'anno scorso. E in questo partito possono venire tutti quelli che ci vogliono stare. E' chiaro che questo cambia tutto sulla legge elettorale>>, ha detto il Cavaliere in una intervista a La Stampa.
Il richiamo al sistema elettorale ed a giochi di forza basati sui voti è chiaro.
La “Nuova FI” è pronta ad accogliere Lega, Udc e An, per creare un grande soggetto dei centro-destra, ma Casini, Fini e Bossi hanno già detto di no.
Nonostante questo il nuovo partito potrebbe comunque accrescere la propria forza elettorale raccogliendo i “partitini” del centro-destra ed alcuni parlamentari di Udc e An.
Sicuramente il Pdl sarà un approdo sicuro per: Alternativa Sociale, Dc per le Autonomie, Riformatori Liberali, Nuovo Psi, Pri, Italiani nel Mondo e Giovine Italia.
Inoltre il partito potrebbe accogliere i cosiddetti “Berluscones”: il gruppo di Giovanardi dell’Udc e la corrente di Gasparri in An.
Un numero di grandi elettori cospicuo, che potrebbero far passare il consenso dal 24% di Fi, sino al 27%.
Anche sul piano delle riforme il Ppl porta scenari nuovi.
Berlusconi, sino a qualche giorno fa contrario al dialogo, l’altro ieri ha aperto a Veltroni per quanto riguarda la riforma del titolo 5 della costituzione e soprattutto il sistema elettorale.
Quest’ultimo è il vero spartiacque del futuro assetto politico del paese.
Le coalizioni dipenderanno dal sistema di voto, e non è detto che l’Unione e la Cdl saranno ancora presenti.
Al nuovo soggetto politico andrebbe bene qualsiasi tipo di riforma: se dovesse essere in senso proporzionale puro o alla tedesca, il Pdl con oltre il 25% dei consensi potrebbe contendersi il ruolo di primo partito con il Pd, decidendo se aprire ad una coalizione proprio con Veltroni o mantenere la guida del centro-destra, continuando con il bipolarismo.
Anche se il nuovo assetto dovesse essere sul modello francese modificato, il partito di Berlusconi sarebbe protagonista, dato che il sistema a doppio turno prevede che al ballottaggio vadano i partiti con più del 12,5% dei voti.
Proprio An, che da tempo chiede una riforma in senso presidenziale e che si è sempre schierata a favore del sistema alla francese, se la riforma dovesse essere in questo verso, sarebbe fra i primi partiti a cadere, dato che il suo consenso, dopo la nascita di La Destra, non dovrebbe superare 12,5% dei voti.

domenica 2 dicembre 2007

La Sorbona e le rivolte studentesche

La chiusura della Sorbona, a seguito dei violenti scontri scoppiati tra polizia e studenti(i quali manifestavano contro il progetto di riforma dei regimi speciali di pensione, voluto da Nicolas Sarkozy) deve nuovamente aprire una discussione più ampia sul tema del rapporto tra libertà di espressione delle proprie idee e violenza, ed è una strana coincidenza che proprio in questi giorni si stia discutendo sul peso che le rivolte del 68 hanno avuto sul terrorismo degli anni di piombo.
Partendo dal presupposto che ogni forma di violenza sia sempre, e comunque, sbagliata, non si può non riflettere su un aspetto fondamentale: le rivolte studentesche, e dunque dei giovani, sono comunque il segno di un malessere diffuso nel presente, che se non analizzato, sarà il malessere della cittadinanza anche nel domani.
Parigi è da sempre punto di partenza di cambiamenti epocali, così come già avvenuto nel 68, ma il come queste trasformazioni si potrebbero realizzare non può essere lasciato al caso.
Quando si costringe un individuo in "regimi" che l'individuo stesso non è in grado, o non vuole comprendere, spesso questo reagisce in modo violento...aggressivo e distruttivo verso se e verso la realtà che lo circonda.
Non vi è democrazia e stato di diritto in questo...Il Manifestare la propria contrarietà è un diritto, se questa contrarietà è costruttiva, ed in tal caso è un dovere per chi governa Ascoltare.

IL Secolo

venerdì 30 novembre 2007

Crisi dei Taxi

Nuovi disagi nella circolazione dei taxi.
Dopo il blocco organizzato mercoledì a seguito dell’incontro, in Campidoglio, tra il Sindaco di Roma, Walter Veltroni e i rappresentanti dei tassisti, anche ieri ci sono stati nuovi presidi che hanno rallentato la viabilità pubblica.
Due giorni di protesta (mercoledì e giovedì) da parte della categoria che non si è dichiarata disponibile a trattare sulla la proposta, fatta da Veltroni, di associare ad un aumento delle tariffe del 18%, anche la presenza di 500 nuove licenze.
<>.
Già da tempo lo scontro tra il Segretario del Pd e la categoria, è apparso complesso: Veltroni da tempo vuole un aumento delle licenze ed una diminuzione dei costi tariffari per venire incontro ai consumatori e turisti,che sono una risorsa economica fondamentale per le casse del Campidoglio; i taxi invece sono contrari ad un aumento delle auto bianche e ad una diminuzione delle tariffe, chiedendo differentemente maggiori garanzie sulla sicurezza e il miglioramento della viabilità attraverso le corsie preferenziali.
Ancora una volta le parti si trovano in disaccordo ed ancora una volta sono scattate le giornate di fermo volontario.
Centro quasi paralizzato ieri, con Piazza Venezia in stallo e 30 linee atac deviate, ma anche nelle zone extra-urbane la circolazione ha subito forti rallentamenti: niente taxi ieri, in mattinata, nell'aeroporto di Fiumicino, e nel pomeriggio nello scalo di Ciampino.
Solo dopo l’incontro a Palazzo Valentini con il Prefetto di Roma, Carlo Mosca, si è smobilitato il Presidio in Piazza del Campidoglio, anche a seguito della promessa di un nuovo incontro con Veltroni.
Secondo Giuliano Falcioni, Segretario Nazionale Ciisa, i tassisti <>.
Per l'Assessore capitolino alla Mobilità, Mauro Calamante invece <>.
Difatti nella giornata di mercoledì, durante la protesta alcuni cassonetti erano stati gettati a terra ed un fotoreporter spintonato.
La Commissione di garanzia sugli scioperi ha chiesto al prefetto di Roma la precettazione dei tassisti e l'individuazione degli organizzatori della manifestazione.
Immediate le reazioni nel mondo politico con il Ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, che già più volte ha avuto forti contrasti con la categoria: manifestazioni come quelle dei tassisti sono <>.
Nel centro-destra solidarietà invece alla categoria, da sempre vicina ad An ed a Alemmano.
Cigl, Cisl e Uil si sono invece dissociati dalla protesta, chiedendo però una maggiore concertazione.
Nel frattempo Roma è ferma considerando che con lo sciopero generale dei trasporti indetto per oggi, uno sciopero dei taxi potrebbe significare il blocco totale della circolazione nella città.

Pubblicato su La Provincia Cosentina di oggi

lunedì 26 novembre 2007

Riflessione sul mondo del calcio

Riflettere sulla morte di Gabriele Sandri e su quello che si è scatenato immediatamente dopo, significa riflettere necessariamente sulle trasformazioni che il mondo dello calcio sta vivendo da alcuni anni a questa parte.
Tralasciando il tema della "mercificazione" di uno sport tanto amato e dei suoi protagonisti, trasformati in macchine da soldi invece che in esempi, l'analisi si dirige sul mondo della tifoseria, quello che è, o dovrebbe essere, l'aspetto sano dello sport.
Amare la propria squadra, seguirla, sostenerla è il vero principio che dovrebbe spingere la tifoseria nell'essere tale, ma i fatti successivi alla morte del tifoso, così come la morte dell'agente Filippo Raciti, a Catania, fa intravedere un malessere diffuso ed un problema concreto.



La soluzione non si trova dietro l'angolo, non si può dare solo la colpa e poi non ammettere le proprie, non si può giudicare e poi nascondersi per non essere giudicati.
Il problema è concreto perchè si è diffusa una cultura dello sport che non è più tale...tutto è portato all'esasperazione...
I CLUB comprano "Uomini", ne fanno divinità, che in quanto tali si sentono onnipotenti e smettono di dare un "buon esempio", o nel peggiore dei casi danno un esempio negativo.
Il calcio non è più un gioco ma un mondo di affari, una realtà malsana che si ramifica in quella parte della tifoseria stupida e violenta, che crede di essere un buon tifoso solo perchè massacra di botte il tifoso avversario...
Si devono trovare soluzioni concrete, leggi per la sicurezza più severe, ma si deve ricostruire in primo luogo una cultura dello sport che parta dalla solidarietà, perchè non tutte le forze dell'ordine sono violente, non tutti i tifosi sono violenti, non tutto il mondo del calcio è da buttare.


Il Secolo







sabato 10 novembre 2007

La destra di Storace

<>.
Si terrà fra oggi e domani l’assemblea costituente de “La Destra” il partito di Francesco Storace nato in seguito ai contrasti tra l’ex presidente della Regione Lazio ed il leader di An, Gianfranco Fini.
<>.
Il manifesto del Partito è chiaro e si riferisce al possibile ingresso di An nel Ppe, uno dei principali punti di contrasto fra Storace e Fini.
Sin dalla sconfitta alle elezioni regionali del Lazio, nel 2005, i rapporti fra i due politici si sono lentamente deteriorati, con l’ex Ministro della Salute che denunciava scarsa democrazia all’interno di An ed una progressiva perdita dei valori che avevano caratterizzato il partito dalla svolta di Fiuggi.
Non l’ennesimo “ad personam”, dunque, ma una nuova forza politica in grado di ridare alla destra la propria identità.
Principi fondanti del movimento sono: la contrarietà alla “cultura della morte”, con un no netto all’eutanasia, alle manipolazioni genetiche e ricerche sugli embrioni e la revisione nelle applicazioni della 194; tutela della famiglia; lavoro e lotta al precariato; meno tasse; tutela dell’ambiente; sviluppo delle infrastrutture; il riconoscimento giuridico dei partiti; riforma in senso Presidenziale del sistema politico; riforme Costituzionale e della pubblica amministrazione; sicurezza.
Quest’ultimo sarà di certo una fra i temi principali che verranno trattati in assemblea, anche a seguito dei fatti di Tor di quinto e del conseguente pacchetto sicurezza del Governo: <>.
Sul tema numerose le proposte, fra cui: limitare in modo drastico l’ingresso in Italia di persone provenienti da paesi extracomunitari per almeno due anni; bloccare ogni nuova sanatoria che preveda la regolarizzazione di chi si trova in Italia in stato di clandestinità e dichiarare “reato” l’ingresso clandestino sul territorio nazionale per il quale viene decretata l’immediata espulsione; istituire una sorta di “Carta di soggiorno a punti” dalla quale scalare un punteggio ogni qualvolta viene commesso un reato commisurato alla gravità, colposa o dolosa, del reato stesso, al cui esaurimento viene prevista l’espulsione; istituire accordi con tutti i paesi di origine per cui la pena detentiva per reati gravi commessi in Italia viene scontata nel paese d’origine; mantenere vigente l’attuale periodo minimo per la richiesta della cittadinanza italiana.
Durante l’assemblea interverranno le principali personalità del partito, che ha già una piccola presenza sia alla Camera, con 3 deputati, che al Senato, con altri 3 parlamentari, i quali, data le distanze numeriche minime fra maggioranza ed opposizione a Palazzo Madama, potrebbero diventare decisivi, come già successo nelle giornate di voti sulla nomina Fabiani-RAI.
Inoltre, nel pomeriggio di oggi, è previsto l’interevento di Silvio Belusconi, segno della volontà del leader dell’opposizione di avere Storace nella Casa delle Libertà.
Nella realtà dei fatti la nascita di “La Destra” potrebbe costituire solo un momento di transizione per il partito, data la possibilità, neanche troppo remota, di un cambiamento nel sistema elettorale.
Fini e Veltroni sono fra i sostenitori del maggioritario alla francese che, di fatto, significherebbe la “fine dei partititi” e processi di aggregazione fino alla creazione dei partiti unici. Di conseguenza l’uscita di Storace da An potrebbe essere solo temporanea.
Anche se la riforma dovesse essere in senso proporzionale sul modello tedesco, “La Destra” dovrebbe nuovamente cercare un approdo comune, ed anche in questo caso il Partito delle Libertà, con Fi ed An, sarebbe una via quasi obbligata.
Nell’assemblea, Portavoce per la Calabria è Gabriele Limido, già esponente nazionale di An, Consigliere Regionale del Lazio tra il 1995 ed il 2005, Presidente Provinciale di An Cosenza dal 1999 al 2004.


Articolo pubblicato su La Provincia Cosentina di oggi

venerdì 9 novembre 2007

Why...?...Not?

La procura generale di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del pm Luigi De Magistris contro l'avocazione dell'inchiesta Why Not...che batosta...

Il Secolo

Capire e Ricordare per Evitare che Risucceda

9 morti in una scuola finlandese...
dalla Columbine in poi sono state 6 le stragi nei soli Stati Uniti, 9 dal 1966 in poi...
Come è possibile che questi fatti avvengano? ; e come è possibile che avvengano proprio nei posti in cui i ragazzi dovrebbero apprendere il vivere civile, il vivere insieme?
C'è qualcosa che va compreso meglio, ci devono essere della ragioni più profonde, delle problematiche più complesse... Un rapporto malsano tra istituzioni scolastiche e studenti; l'incapacità delle scuole di riformarsi secondo le esigenze delle nuove generazioni; un fattore x nei ragazzi di oggi...
Vi è di certo una problematica che spesso viene sottovalutata e di cui si parla solo quando un "nuovo video" esce su you tube...
Le scuole di oggi, in molti casi, rispecchiano in pieno il peggio della società moderna: la presunzione, la prevalicazione, la chiusura mentale,l'uso della violenza, l'indifferenza... .
E' difficile spiegare ed è impossibile dare giustificazioni a gesti così assurdi...ma vi ricordate il video del ragazzo disabile picchiato ed umiliato dai propri compagni? vi ricordate il ragazzino che si è suicidato perchè andava "troppo" bene a scuola? e vi ricordate... ?
Immaginate di essere voi quei ragazzi...subire tutti i giorni queste violenze...cosa pensate?
La violenza di qualsiasi tipo è sempre, per tutti, UNA MERDA...

Il Secolo









lunedì 5 novembre 2007

Una vittoria come punto di partenza

Una vittoria che non costituisca un fine ma il continuarsi di un cammino concreto e costante di lotta all'illegalità.
L'arresto di Salvatore Lo Piccolo, il boss dei boss di cosa nostra a Palermo è sicuramente un nuovo importantissimo passo in avanti nella lotta alla criminalità organizzata, ma la riflessione deve essere più profonda e meno ottimista...
C'è un problema, difatti, che costituisce la vera falla del sistema di diritto ed il vero punto di forza della mafia italiana...la mancanza, in special modo nel mezzogiorno, di una cultura della legalità diffusa che nasca da una forte presenza dello Stato.
Il cittadino, in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, da troppo tempo ed in modo troppo disinteressato è stato abbandonato a vivere in un ambito sociale difficile, complesso, in alcuni casi invivibile.
I Ragazzi di Locri, gli Imprenditori che si rifiutano di pagare il Pizzo, la parte Buona della società, con le loro azioni sono il segno di una voglia di cambiamento forte, sicuramente più forte della mafia, ma sono anche il segno di una voglia di riscossa "individuale" che nasce dalla percezione dell'assenza dello Stato.
Si può dire ciò che si vuole, si può fare demagogia politica, ma la realtà è questa...nelle strade di Napoli, Palermo, Cosenza, l'ombra dell'illegalità è spesso più presente della concretezza dello Stato...e così il cittadino ha paura e la paura è la vera forza della Mafia.
La paura crea omertà, la paura crea il silenzio, crea l'invisibiltà...e non si può combattere ciò che non si vede.
Il discorso è complesso è troppo ampio....la mafia va combattuta costantemente e non bastano solo gli arresti. La lotta all'illegalità deve muoversi su un continuum di azioni mirate: in primo luogo l'attacco frontale alla struttura mafiosa, con arresti e controlli continui, soprattutto là dove sono presenti grandi interessi economico-finanziari;
In secondo luogo la politica deve creare i presupposti per un concreto miglioramento della qualità della vita dei cittadini, attraverso la crescita dell'occupazione, della ricchezza, con una sanità che funzioni, perché spesso l'affiliamento mafioso nasce dalla "difficoltà"...;
Infine creare una vera e diffusa cultura della legalità, partendo dall'inseganemto scolastico.... si deve far capire alle future generazioni che "l'illegalità" è il cancro della società e non vi è ne libertà ne possibilià di sviluppo individuale o collettivo in uno stato di non diritto.
E' sicuramente troppo facile parlare... ma in alcuni casi è stato anche troppo facile far finta di niente...

Il Secolo


giovedì 25 ottobre 2007

Officina 2007

Non un partito ma un <>.
Con queste parole l’ex Segretario Generale Cisl, Savino Pezzotta, ha presentato ieri, dopo il primo incontro ufficioso di venerdì scorso, “Officina 2007: in movimento per una buona politica”.
Alla conferenza erano presenti: l'ex numero uno della Banca di Roma, Pellegrino Capaldo, il Sen. Alberto Monticone per “Italia popolare”, Franco Mangialardi di “Azione popolare democratica”, Marina Casini e Giovanni Maiorano. Fra i partecipanti anche il penultimo Segretario del Ppi, Gerardo Bianco.
“Officina 2007” si propone come nuovo soggetto non partitico capace di attrarre a se il laicato cattolico e tutte le forze dell’associazionismo italiano.
Un movimento, dunque e non un ennesimo partito, ha spiegato l'ex leader della Cisl, con la volontà di sperimentare e generare nuove forme di partecipazione diffusa alla vita politica, rilanciando una nuova presenza dei cattolici sulla scena, ma in forme diverse da quelle tradizionali del partito.
<< Il punto di partenza è ciò che è emerso dal Family day – ha affermato Pezzotta – ossia la volontà di ricreare una nuova presenza dei cattolici in politica senza avere, però, nostalgie del passato. Non vorrei trovare domani sui giornali “Rinasce la balena bianca”, oggi l'abbiamo proprio liquidata. La Dc è finita – ha continuato il Presidente della Fondazione per il Sud – dobbiamo trovare una nuova via al popolarismo di matrice sturziana>>.
<< Sono convinto che oggi fare l’ennesimo partito non serva a nulla. In questo sistema bipolare vi possano essere iniziative diverse che partono dal basso e che generino proposte politiche e maggiore partecipazione, soprattutto fra i giovani>>.
Il movimento si posiziona, per il momento, fuori dall’agone politico, deciso però a rinnovare la politica e a lanciare proposte concrete, anche sfruttando lo strumento dell'articolo 71 della Costituzione relativo all'iniziativa di legge su base popolare, ma la possibilità di un’alleanza futura del movimento con i partiti ex democristiani rimane: <>.
A chi insiste per sapere se alle amministrative “Officina 2007” avrà un ruolo diretto, l’ex Segretario Cisl ha affermato: <>.
Rimane, però, il piccolo “giallo” dovuto alla partecipazione di Pezzotta ad un incontro promosso dall'Udeur, previsto per l'11 ottobre. L'appuntamento è pubblicizzato con i manifesti del partito del Campanile: “Pezzotta incontra Mastella” ma l’ex sindacalista ha dichiarato: << Quel manifesto non mi piace. Mi hanno invitato a una manifestazione alla quale non so se andrò. Il manifesto messo in quel modo mi crea disagio >> dice Pezzotta che in ogni caso non chiude la porta a nessuno.
Anche sul fronte Pd l’ex sindacalista dichiara apertamente: << non vado a votare alle primarie, non ho aderito e quindi... ma il rapporto con il Pd è come con tutti i partiti. C'è attenzione a tutto quello che si muove, nessuna discriminante e nessun privilegio. Non siamo contro i partiti, ma oggi c'è una domanda di buona politica. Pensiamo di interpretare questa esigenza, agendo da stimolo verso la politica>>.
Riguardo ai rapporti con la Chiesa, Pezzotta ritiene che:<< Bisogna smettere di pensare che dipendiamo dalla Cei e dai movimenti cattolici. Di certo rivendichiamo la nostra appartenenza a determinati valori, ma anche autonomia>>. La necessità, secondo l’ex sindacalista, è quella di
<< recuperare il senso profondo della dimensione politica , non più legato solo al vincere le elezioni ma una cultura che è propria della vita dell’uomo>>.
Su questo punto è intervenuta anche Marina Casini, membro del Consiglio direttivo del movimento, dichiarando che: << tutto è legato ai valori antropologici: il lavoro, l’economia, le finanze; dal costo dei fitti della casa allo stato assistenziale tutto parte dal senso dell’uomo e dei suoi diritti. Occorre dunque - ha concluso il Consigliere - avere come punto di partenza il riconoscimento del valore della vita in senso più ampio>>.
Non trascurabile anche la presenza del Presidente del “Movimento per il Centro Unito” calabrese, Alberto de Maio, il quale ha espresso l’autonomia, ma anche il pieno sostegno da parte del suo movimento, all’iniziativa di Pezzotta, auspicando che “Officina 2007” realizzi, su base nazionale, quello per cui il “Centro Unito” si adopera dal 2004: << instaurare un dialogo concreto e costruttivo fra politica, parti sociali e cittadinanza e creare un punto di incontro fra partiti nati dai valori comuni del popolarismo italiano>>.

Pubblicato su La Provincia Cosentina del 10 ottobre

Comunità montane

<>.
Oltre 30 mila persone, provenienti da tutti i comuni montani italiani, hanno manifestato ieri, a Piazza Venezia, la propria contrarietà ai tagli delle comunità montane previsti dalla prossima finanziaria.
L’evento, organizzato dall’Uncem, insieme a Federbim, Legautonomie, Cai, Federforeste e dalle principali sigle sindacali, ha voluto rivendicare la dignità ed i diritti delle aree montane.
Il Presidente Regionale della Val D’Aosta, Dino Vierin, che ha presieduto l’evento ha affermato: <>.
Le preoccupazioni di cui parla il Governatore sono frutto degli articoli 13 e 16 della finanziaria 2008. Questi articoli prevedono la riduzione delle comunità montane e delle risorse stanziate a riguardo. Secondo l’Uncem, il risparmio di 66 milioni di euro (56 ricavati dal taglio dei costi della politica e 10 dal personale), previsto con la riduzione delle comunità montane, non può essere realizzato poiché i comuni che il Governo stima di espellere, tagliando 105 comunità montane, sono 1.978.
Considerato che ogni comune esprime 3 consiglieri, 2 di maggioranza e uno di opposizione e che la giunta è composta da un terzo del consiglio, il taglio riguarderebbe circa 7.900 unità con un conseguente risparmio di 33 milioni di euro e non di 56.
<>.
Il territorio montano, ossia il suolo ad un’altezza superiore ai 500 metri dal livello del mare, costituisce, sotto vari aspetti, un risorsa non solo naturalistica ma anche economica di grande rilevanza.
Attraverso il turismo e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, prima fra tutte l’acqua, direttamente o indirettamente il territorio montana produce, secondo l’Uncem, il 17% del Pil nazionale.
<>.
<< Non si deve confondere il concetto di spesa con quello di investimento -ha detto Augusto Cianfone a nome delle sigle sindacali unite- noi vogliamo comunità montane efficienti, con assetti territoriali omogenei e con gestioni consorziate dei servizi. Si deve promuovere una legislazione federalista che aiuti nello sviluppo della specificità della montagna>>.
A concludere la manifestazione l’intervento del Presidente Uncem, Enrico Borghi: <>.
Pur essendo le comunità montane una realtà pubblica da riformare, ci sono questioni che non possono essere eluse; in primo luogo la necessità di avere soggetti pubblici sovra-strutturali, capaci di attuare concrete politiche per la montagna, nel rispetto delle normative comunitarie e del Protocollo di Kyoto.
In Calabria ci sono 26 comunità montane la cui chiusura, congiunta a quella della Afor e Arssa, nei fatti, potrebbe significare un processo di “ghettizzazione” delle realtà montane, da sempre rappresentative della cultura popolare della nostra regione.
Inoltre lo sviluppo dell’area montana potrebbe rappresentare un’occasione di crescita economica, decisiva per “l’uscita” della Calabria dalla zona dell’Obiettivo 1.

Articolo pubblicato su La Provincia Cosentina di oggi

Il Secolo

lunedì 22 ottobre 2007

Why...?...Not?

90 miliardi di fatturato l'anno...
La Mafia è la "principale azienda" italiana per giro d'affari, con un utile annuo pari a 160 mila miliardi delle vecchie lire, una cifra equivalente a cinque manovre finanziarie o, se si preferisce, alla somma di otto "tesoretti", ma in fondo questo lo sapevamo già.
Quello che non sappiamo, invece, è il perché sia stata tolta, al Procuratore Aggiunto di Catanzaro, De Magistris, l'inchiesta Why Not, che, di fatto, costituiva il primo tentativo di capire i legami esistenti tra Mafia-Massoneria-Politica-Imprenditoria.
Come si può pensare di vincere l'illegalità diffusa, soprattutto nel mezzogiorno, se ogni qual volta si fa un tentativo concreto di combatterla, c'è qualcosa o qualcuno che si frappone, con lo Stato che non fa e non dice niente...?
Falcone in un'intervista affermò che la Mafia è un fatto umano e come ogni fatto umano ha un inizio ed una fine. Vi è un aspetto che, però, dobbiamo considerare: la Mafia e la cultura Mafiosa si è diffusa in Italia prima della cultura Statuale, prima della nascita dello Stato, di conseguenza l'unico modo di sconfiggere l'illegalità è avere uno Stato ancora più forte e presente... uno Stato che non lasci soli chi si espone in prima persone per tutti.

Il Secolo


domenica 21 ottobre 2007

Le basi per una partenza

Veltroni e "l'essere di sinistra"...è interessante analizzare come, dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, si sia passati, e non solo sotto l'aspetto lessicale, dall'essere comunisti all'essere post-comunisti, dall'essere diessini all'essere democaratici...o post-democristiani?...interessante...qualcuno direbbe che si tratti di perdita dell'identità o, quanto meno, di confusione.
Allora il problema vero, sia per gli ex democristiani, che per i post-comunisti, dovrebbe essere il recupero della propria storia politica, anche perché, in questi giorni di scontri nel Governo sul welafare, sicuramente tanti lavoratori, come quelli della Mirafiori ad esempio, vorrebbero rivivere il sentimento dell'essere comunista e vorrebbero avere un vero Leader, come negli anni 80...come nella Mirafiori degli anni 80, quando Berlinguer parlava faccia a faccia con i metalmeccanici ed in tv discuteva di "questione morale".
Per guardare al futuro si deve riscoprire prima il valore di ciò che di positivo vi è stato in passato.

Il Secolo