lunedì 26 novembre 2007

Riflessione sul mondo del calcio

Riflettere sulla morte di Gabriele Sandri e su quello che si è scatenato immediatamente dopo, significa riflettere necessariamente sulle trasformazioni che il mondo dello calcio sta vivendo da alcuni anni a questa parte.
Tralasciando il tema della "mercificazione" di uno sport tanto amato e dei suoi protagonisti, trasformati in macchine da soldi invece che in esempi, l'analisi si dirige sul mondo della tifoseria, quello che è, o dovrebbe essere, l'aspetto sano dello sport.
Amare la propria squadra, seguirla, sostenerla è il vero principio che dovrebbe spingere la tifoseria nell'essere tale, ma i fatti successivi alla morte del tifoso, così come la morte dell'agente Filippo Raciti, a Catania, fa intravedere un malessere diffuso ed un problema concreto.



La soluzione non si trova dietro l'angolo, non si può dare solo la colpa e poi non ammettere le proprie, non si può giudicare e poi nascondersi per non essere giudicati.
Il problema è concreto perchè si è diffusa una cultura dello sport che non è più tale...tutto è portato all'esasperazione...
I CLUB comprano "Uomini", ne fanno divinità, che in quanto tali si sentono onnipotenti e smettono di dare un "buon esempio", o nel peggiore dei casi danno un esempio negativo.
Il calcio non è più un gioco ma un mondo di affari, una realtà malsana che si ramifica in quella parte della tifoseria stupida e violenta, che crede di essere un buon tifoso solo perchè massacra di botte il tifoso avversario...
Si devono trovare soluzioni concrete, leggi per la sicurezza più severe, ma si deve ricostruire in primo luogo una cultura dello sport che parta dalla solidarietà, perchè non tutte le forze dell'ordine sono violente, non tutti i tifosi sono violenti, non tutto il mondo del calcio è da buttare.


Il Secolo